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i nostri editoriali, tutti qui

Care lettrici e cari lettori,

in un clima carico di incertezze e tensioni la redazione de L’Urlo tutta cerca di fare quanto più chiarezza possibile.

In Italia: la situazione a fine mese scorso aveva raggiunto l’apice di un climax crescente di sconvolgimenti, eravamo alle porte della conclusione definitiva di un assetto politico che avevamo visto evolversi nell’ultimo anno, la fine di un sistema di alleanze che aveva riscontrato la critica dura dell’opposizione. Non spetta a noi giudicare la validità di determinate mosse, né abbiamo la pretesa di farlo, ma riteniamo giusto fornirvi un punto di vista critico e analitico oltre alla mera spiegazione dei fatti. Dunque, per chi dei nostri lettori fosse rimasto estraneo alla questione negli ultimi tempi, abbiamo deciso di continuare quanto già iniziato nello scorso numero e portare avanti un’analisi scorrevole e comprensibile dell’intera faccenda.

Vediamo anche la metamorfosi delle maggioranze, la creazione di nuove coalizioni in quello che è il nuovo assetto del governo. Con la proclamazione dei ministri annunciata dal premier Draghi abbiamo un primo quadro di quelle che saranno le dinamiche della politica italiana nei prossimi mesi: incertezze, dubbi ma anche speranze.

In questo numero, sebbene abbiamo dato particolare importanza a queste questioni di equilibri, non ci siamo dimenticati di indagare anche al di là dei nostri confini. E così non abbiamo potuto fare a meno di fare riferimento alle proteste che vanno avanti ormai da tempo in Russia in appoggio all’attivista oppositore russo Aleksej Naval'nyj.

Ed ancora, arriviamo in Oriente: tramite la testimonianza di una corrispondente del posto, vi proponiamo uno sguardo dall’interno di quella che è la complessa situazione attuale in Myanmar, dove un colpo di stato militare la mattina del 1° febbraio di quest’anno ha portato alla caduta del neoeletto governo di Aung San Suu Kyi, arrestata quello stesso giorno.

 

Antonella Melandri
IIIA

Care lettrici e cari lettori,

è probabile che ciascuno di voi si sia fermato almeno una volta a riflettere sull’influenza che la comunicazione digitale ha sul contenuto delle nostre parole.

Se così non fosse, vi invitiamo a farlo adesso. Adesso che è evidente più che mai agli occhi della stampa e della popolazione mondiale il potere dei proprietari di questi grandi universi telematici nella gestione dei contenuti condivisi. Parliamo di un caso che ha fatto discutere molto nel mese di gennaio, a seguito dell’assalto a Capitol Hill: il ban da parte di Twitter del presidente degli USA uscente, Donald Trump. Le motivazioni della piattaforma sarebbero state quelle di limitare la diffusione di messaggi che potessero istigare alla violenza, come è stato nei giorni precedenti all’assalto, in quanto ciò andava contro le regole e le indicazioni del Social. L’opinione pubblica è divisa a riguardo: da una parte vediamo l’appoggio di chi ritiene giusto prevenire il ripetersi di violenze come quelle registrate al campidoglio il 6 gennaio di quest’anno; dall’altra i dubbi di chi vede l’inizio di una vera e propria attività di censura. La situazione, poi, va ancora più complicandosi se consideriamo l’iniziativa di altre piattaforme, come quelle gestite dall’imprenditore Mark Zuckerberg, di bloccare l’account del presidente sulla scia di quanto fatto da Jack Dorsey, fondatore di Twitter. Inutile dire che la questione non riguarda più ormai il soggetto a cui è stato sospeso l’accesso al social (personaggio controverso e per lo più condannato per la politica interna) ma il sopruso da lui subito.

Se il gesto iniziale del gestore di Twitter poteva essere sul momento apparentemente giustificato dal contenuto delle dichiarazioni dell’utente non conforme alle normative del social, la risposta degli altri social, invece, risulta più come un pretesto, una manovra politica mirata non solo a bloccare altri possibili canali di comunicazione all’ex presidente ma anche a dare un chiaro messaggio di schieramento.  Il peso che gli amministratori di queste piattaforme hanno nella gestione dei contenuti non è allora così indifferente. Non si tratta più solo di manovrare l’attenzione dell’utente tramite le inserzioni pubblicitarie e l’organizzazione complessiva dei post consigliati, ma anche di limitarne l’accesso a determinati contenuti secondo normative a cui spesso non prestiamo attenzione e che lasciano spazi di azione ampi ai gestori. 

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Sebbene molti tendano a giustificare la decisione presa da questi secondo la propria posizione di contrasto rispetto al personaggio politico, noi della redazione e voi, pubblico lettore, non possiamo permetterci di fare altrettanto.

È importante che ciascuno di noi prenda coscienza del significato dietro quanto accaduto poiché il social è ormai la piattaforma in cui, non solo i politici si esprimono e rilasciano dichiarazioni, ma in cui ciascuno di noi può prendere parola, esprimere con un Urlo le proprie convinzioni alla comunità mondiale.

L’appello è, dunque, quello di non fermarsi all’esteriorità dei fatti solo perché in quel momento può farci comodo: come è accaduto in questo caso potrebbe ripetersi di nuovo. Provate solo ad immaginare, come avrebbe reagito il mondo se el Che fosse stato bloccato dopo aver twittato “Hasta la victoria siempre”?

 

Antonella Melandri
3A

Care lettrici e cari lettori, 

nella paralisi momentanea della vita a cui siamo abituati, la redazione dell'Urlo tutta vi propone un itinerario al di là delle alpi, un viaggio nel mondo che, al contrario di quanto ci possa sembrare dalla monotonia tematica delle notizie che ci vengono proposte continuamente, continua dinamicamente nelle sue interazioni interne.

Partendo dal territorio del Nagorno-Karabakh, ancora sotto le pressioni di Armenia e Azerbaigian dalla proclamazione dell'indipendenza della regione nei primi anni '90; passando per le terre calde della regione del Tigrai, dove da settimane si prospetta la possibilità di un ennesimo cambiamento nelle carte politiche africane, come quello che portò alla divisione della Jugoslavia verso la fine del primo millennio; facendo sosta in Egitto, dove uno studente residente in Italia, Patrick Zaki, si è ritrovato privato dei suoi diritti, incarcerato dietro le sbarre della diplomazia; fino al approdare a Bruxelles, dove si discute su delle proposte che possano aiutare la ripresa economica dei 27 paesi membri e su cui vedremo di darvi delle delucidazioni.

In questo itinerario vi proponiamo anche un salto temporale in stile “Ritorno al Futuro”: sembrerebbe, infatti, un vero e proprio viaggio nel tempo, quello della maestra di Torino, che si è ritrovata improvvisamente catapultata in una realtà che rispecchia uno scenario decisamente lontano dal tempo in cui crediamo di vivere, una realtà fatta da estremi inconciliabili, da cui le contrapposte reazioni della società ad eventi di questo tipo. E in relazione a questo contrasto secolare tra tempi che cambiano e mentalità che restano immutate, vediamo anche come il tema della mascolinità tossica, che vede tra i suoi primi combattenti personaggi come David Bowie e Renato Zero, sia attualmente uno dei più discussi e sui cui donne e uomini stanno continuando a lottare alla ricerca di un cambiamento. 

Vi lasciamo infine nelle banlieue parigine degli anni ’90 con L’odio di Kassovitz, dove la vita di strada e sorpusi della polizia verso i più deboli continuano ad essere temi attuali dopo quasi 30 anni dalla sua uscita. 

 

Antonella Melandri
IIIA

Care lettrici e cari lettori,

nonostante tutto, L’Urlo non si ferma.

​Nonostante ci abbiano tolto la vicinanza, nonostante ci abbiano tolto la scuola, nonostante ci abbiano tolto la normalità in cui vivevamo prima. Ma quale normalità, poi? Sfido chiunque a ricordare come trascorrevamo le giornate quando una pandemia era la più lontana delle preoccupazioni. Purtroppo i toni gravi sono d’obbligo, inutile cercare di evitare l’argomento cercando di sdrammatizzare; sì, ovunque ultimamente si parla solo di questo, ma a maggior ragione dobbiamo parlarne anche noi in quanto ragazzi e ragazze, in quanto studenti e studentesse e in quanto pensanti, con la necessità di far sentire la nostra voce. L’Urlo è sempre stato questo: ci guardiamo intorno, osserviamo, analizziamo, e facciamo nostro ciò che accade nel mondo. Noi non abbiamo mai scritto di ciò che succede nel mondo: noi e le nostre parole, da sempre, siamo ciò che succede nel mondo. Siamo riusciti, seppur lontani, a dare vita ad una redazione nuova, con nuove voci piene di buona volontà non soltanto nello scrivere, nel disegnare, nel creare, ma anche nel tenere in piedi questo giornale, ormai un’istituzione ed essenza prima della nostra scuola. La fioritura di articoli nati per il numero di questo mese, il primo di quest’anno scolastico così dubbio, è stata una grande svolta positiva: questo 2020 sta portando e ha già portato tanto con sé, forse anche troppo. E sì, per quanto il virus e il suo lockdown abbiano messo sottosopra il mondo intero, le singole realtà meritano allo stesso modo di essere raccontate: la situazione in Bolivia e in Cile, il mondo del cinema e della cultura in generale, passando a scorci su grandi tematiche di interesse internazionale, quali le elezioni negli Stati Uniti. Le notizie sono molte e noi molto abbiamo da dire, sostituendo al punto di vista comune, quello portato avanti dalla massa, il nostro, puntuale e distinto. 

 

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vignetta di Antonella Melandri, IIIA

Margherita del Duca
2A
Per la redazione dell’Urlo tutta
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